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19 Luglio 2016Ieri sera a cena tra amici è arrivata – puntuale come sempre – la frase: “quindi tu in definitiva che lavoro fai?”
Oggi su uno dei gruppi di Facebook a cui partecipo, una ragazza alle prime armi con la professione di ufficio stampa ha chiesto da dove si comincia. Voleva sapere esattamente contatti, numeri di telefono, procedure, etc…
Ne è nata una sfilza di commenti che mi hanno fatto riflettere.
Come spiegare ad un esterno, un neofita, un imprenditore che cos’è esattamente l’ufficio stampa e quali sono gli elementi che lo compongono?
Andiamo con estremo disordine: io sono nata come addetta ufficio stampa, poi mi sono occupata più nello specifico di elaborare strategie di Comunicazione, poi sono passata al Social Media e al mondo digitale in generale, content per siti, blogging, e-mail marketing etc…
Oggi unisco le mie competenze “tradizionali” a quelle digitali come consulente e come formatrice per le aziende e i professionisti. Ma l’ufficio stampa rimane il mio primo amore.
Un amore che oggi è tanto più forte quanto più è diventato difficile il settore che mette in relazione le aziende e la stampa italiana.
Difficile perchè il digitale alla fine degli anni ’90 ha cambiato tutto, senza possibilità di rewind. Sono arrivate le testate on-line, i blog, i vlog, i social media, YouTube in testa, l’informazione è diventata tanto democratica quanto di dubbio valore perchè chiunque può generare contenuti che diventano virali. E occhio che un contenuto non è virale a priori ma lo diventa a posteriori grazie alla democrazia digitale.
Prendete lo studio di Wakefield sull’autismo pubblicato senza revisioni da The lancet nel 2010. Ancora oggi ci sono blog, gruppi, forum etc…che discutono della opportunità di NON vaccinare i bambini perchè il vaccino provoca autismo. Uno studio smentito da prove scientifiche, la cui diffusione mondiale ad un pubblico vastissimo ha visto i mass media giocare un ruolo fondamentale.
Dicevo l’ufficio stampa, proprio perchè il mondo è pieno di contenuti, anche di scarsissimo valore, oggi è fondamentale affidarsi ad un professionista per lanciare i propri messaggi e intrattenere relazioni di lungo periodo con i giornalisti di riferimento.
E a professionista se ci fai caso non ho aggiunto aggettivi come “serio”, perchè un professionista ciarlatano non è un professionista.
Che cosa sto pagando se pago un ufficio stampa?**
contatti – chi si occupa di ufficio stampa ha un database ricchissimo che non vi cederà, nemmeno sotto tortura. Costruito in anni di sacrifici, parole e relazioni. PATRIMONIO di cui voi, da soli e senza competenze, vi servireste solo per mandare comunicazioni SPAM o inimicarvi tutti i nomi elencati per averli fatti parlare con la vostra stagista.
Occhio perchè giornalisti seri e preparati ce ne sono a bizzeffe e vogliono parlare con un “pari” che non gli faccia perdere tempo e che sappia il fatto suo. Pena: ostracismo a vita.
pazienza – l’imprenditore paga le ore di impegno del professionista che ci mette anche sei mesi per fare un’uscita stampa, non perchè sia stordito ma perchè bisogna saper aspettare e coltivare le occasioni: quelle sulle testate “irraggiungibili” o quelle legate a tematiche strambe, perfette per presentare il prodotto che offrite ai lettori che diventeranno clienti.
L’ufficio stampa, soprattutto per chi non l’ha mai sperimentato prima o è fermo da tantissimo tempo, è una macchina lentissima da mettere in moto e prevede tempi lunghi di risposta ma una volta avviata ed entrata a pieno regime regala tante soddisfazioni, e un pò di sforzo mostruoso in meno per ottenere risultati.
tenacia – storia di cui sopra: saper aspettare e coltivare il contatto giusto finchè non porta i suoi frutti.
parole – l’addetto stampa è padrone della propria lingua e anche di altre. Ha una cultura oltre la media ed è curioso e sempre informato o con le antenne sollevate per carpire i trend in arrivo e consigliare l’imprenditore. Redige comunicati, presentazioni, brief, report e non disdegna la SEO.
immagini – dotato di occhio clinico e senso estetico per i materiali fotografici dell’archivio aziendale. L’addetto stampa si affida da tempo ad un unico buon fotografo veloce e in gamba sempre sul pezzo, perchè un comunicato senza immagini è un comunicato morto. E un imprenditore con la foto delle vacanze come foto corporate, è un imprenditore deriso dalle redazioni. Ergo non pubblicabile.
notizie – se il tuo ufficio stampa ti dice di lasciar perdere, fermati e rifletti. Forse se ti sconsiglia di farne un comunicato stampa ad hoc dell’apertura della tua pagina Facebook aziendale, ha delle ottime ragioni. Ascoltale e rifletti insieme a lui sulle possibili alternative da intraprendere.
savoir faire – con i giornalisti non è per niente semplice relazionarsi (amici giornalisti ammettetelo!), lavorano a ritmi folli, in pochi e con carichi disumani di lavoro. Inevitabile che perdano pezzi o siano sull’orlo di una crisi di nervi ma niente che una voce decisa, preparata e garbatamente amichevole non possa bypassare. E se non la bypassa? Si passa a parlarsi via mail o al telefono la settimana successiva. Parola d’ordine: empatia.
strategia – il tuo consulente ci vede lungo, sa dialogare in senso digital, non esclude nessuna possibilità e ci mette il suo impegno per tenersi al passo con il tuo Direttore Marketing. E se così non fosse, fatti delle domande.
senso della realtà – oltre ad essere sul pezzo, saprà dirti NO al momento giusto, perchè se produci MoonBoot non ha senso lanciare una nuova collezione quando tutti stanno preparando le havaianas e il pareo. Ok caso limite. Ma cerca di leggere tra le righe.
(La precedente lista è redatta in rigoroso ordine sparso perchè queste caratteristiche sono presenti contemporaneamente e pesano in maniera diversa momento per momento)
**le caratteristiche menzionate appartengono solo a consulenti o membri interni seri e preparati, padroni della propria professione. Un improvvisato si smaschera facilmente.
Dunque, si è capito che lavoro faccio? 🙂