In questi giorni il nostro settore è in subbuglio: pare che dall’Ordine dei Giornalisti si stia facendosi strada una proposta secondo la quale anche gli uffici stampa privati – come già avviene in quelli pubblici – assumano obbligatoriamente soltanto comunicatori in possesso del tesserino da giornalista. E si regolarizzino (a spese proprie?), ovviamente, quelli già assunti.
Voi capite che, come ufficio stampa, non posso rimanere indifferente a questa proposta.
Primo perchè sembra che un settore in netto declino (peccato per i tanti bravi giornalisti con cui lavoro tutti i giorni) stia semplicemente tentando un colpo di coda per tutelare i propri iscritti e prevaricare, con un atteggiamento un pò corporativo, professionisti comunicatori. Se si attuasse una proposta di questo genere, significherebbe offrire una facilitazione di accesso occupazionale notevole a chi ha poco lavoro nelle redazioni ridotte all’osso. O a chi “semplicemente” un tesserino da giornalista. A scapito di chi è nel settore Comunicazione da anni o a chi ha le giuste competenze e vuole entrarci da non tesserato.
Secondo, forse non ha chiaro che giornalisti e uffici stampa fanno attività molto diverse, anche se complementari. Chi si occupa di comunicare ha (o dovrebbe avere, viste le schifezze che girano anche nel nostro settore) solide competenze di marketing, oltre che una cultura generale di ferro e capacità di scrittura. Oltretutto, solitamente si considera l’attività stampa una delle componenti di un piano strategico di comunicazione che fonde mezzi tradizionali e digitali. Ed è fondamentale conoscere il funzionamento del proprio ma anche degli altri strumenti della Comunicazione. Solitamente in una redazione, per ovvi motivi, questo non avviene o avviene solo in parte.
Terzo, il settore dei comunicatori si è ormai da tempo catapultato nel presente dialogando con competenza con tutti gli attori della comunicazione digitale: con il dipartimento social media, con chi si occupa di digital marketing, con chi sviluppa e aggiorna il sito web, ad esempio. E ha smesso di considerare “nuovi media” internet e i social network. Avendo ben chiara anche la differenza tra chi è un blogger e chi un giornalista, chi dei due lo fa con serietà e chi no. Dal fronte giornalisti, mi capita di lavorare con colleghi che – come me – sono sempre a caccia di aggiornamenti, lavorano sul web, iperconnessi e si sono aperti anche bellissimi blog per dar sfogo alla passione (e farci qualche soldo). Altri che faticano persino a scaricarsi un link, fanno mille storie per un’immagine e pensano che il lavoro altrui sia semplicemente funzionale al loro servizio redazionale.
Un consiglio: un sorriso si sente al telefono, una carineria non guasta quando c’è professionalità e impegno all’altro capo del filo.
L’impressione da questo capo del filo è che molti si sentano ancora in posizione privilegiata, e superiore. Ed è a questo tipo di giornalisti che penso quando l’Odg avanza queste idee: il tentativo di alcuni di trovarsi un nuovo posto di lavoro – per il quale non sono qualificati, non del tutto almeno – a scapito di chi nel settore c’è da anni. Lo fa ben sapendo che oggi è impossibile o quasi ottenere un tesserino da giornalista pubblicista (quali redazioni pagano ancora? e come è possibile produrre pezze giustificative regolari di pagamento per due anni e cifre X che variano da regione a regione?), figuriamoci da professionista che richiede anche tempo per frequentare corsi universitari.
Sarebbe più costruttivo insieme capire COME, in Italia, poter continuare a vedere fiorire un’editoria a trovare forme alternative d’informazione che diano lavoro ai tanti bravi giornalisti senza più un contratto e con fatture mai pagate. Alimentando anche il lavoro per gli uffici stampa che potrebbero sperimentare nuove forme di comunicazioni grazie a nuovi mezzi.
Non credo sia più il momento di far valere un privilegio perchè non è valso a molto finora, credo…forse ha prodotto esattamente il contrario: poche testate e pochi giornalisti assunti, il resto Far West a cui si aggiunge il mondo del blogging come naturale sbocco professionale: che ha tante voci autorevoli e una velocità di produzione contenuti strabiliante, ma anche come facile espediente per buoni a nulla.
Per concludere: volersi rivalere sugli uffici stampa privati, pensando con presunzione di poter sostituire in toto un comunicatore mi sembra estremo. E lo dico per interesse personale, e per tutti i bravi colleghi che ci sono nel settore. Suona un pò come quando lamentate ciclicamente la presenza dei blogger, che rovinano il settore, che si “vendono”, senza mai comprenderne fino in fondo l’operato, senza mai nemmeno averli seguiti (letti non basta eh!).
Mi sento di dire a questi stessi giornalisti che dichiarino apertamente la volontà di cambiare mestiere, adottando le proprie competenze di base e studiando per aggiornarsi e offrire un servizio eccellente. Accade in ogni ambito lavorativo e a tanti lavoratori. Non sempre si è fortunati ma c’est la vie. Almeno onestamente dite “ci sentiamo un pò nella cacca con stipendi da fame e vite infernali causa scarsità di colleghi e vogliamo un futuro anche noi”.
Insomma, siamo nel 2017 e il mondo è andato avanti, noi comunicatori ci siamo fatti il culo per stare al passo, vostri colleghi giornalisti partecipano a corsi di aggiornamento e pratiche di scrittura sul web per continuare a fare quello che fanno, con esempi eccellenti. Forse la volete un pò facile ma direi che anche nel vostro settore UBER è già arrivato: prima le blogger poi i colleghi che lavorano e sfornano notizie fresche direttamente documentandosi su Twitter e su altri canali on-line…
Ora, decidete se volete darwinianamente adattarvi al cambiamento e sopravvivere, o soccombere arroccati a dei privilegi ormai morti.
P.s. mi piacerebbe ricevere un parere da un giornalista che possa farmene vedere i vantaggi, visto che fino ad ora mi è sembrata una manovra un pò triste per assicurare un posto di lavoro in realtà dinamiche e interessanti a scapito di un’editoria che a tratti, in alcuni giorni, sembra agonizzante. Dal fronte italiano, intendo.
P.s.2 Cito spesso i blogger perchè ce ne sono di bravissimi, originali e molto bravi nelle pubbliche relazioni. Anche di quella categoria ci sarebbe da lamentarsi ma almeno fino ad ora non hanno avanzato alcun privilegio corporativo per portarci via un progetto costruito in anni: lo fanno per due soldi e lo fanno male, è così che fanno autogol.