Le foto sono un elemento che ci riempie la vita, ce la devasta, ce la arricchisce. Ma esistono belle foto (anche fatte col lo smartphone) e brutte foto (soprattutto fatte con lo smartphone). Quando si fa personal branding o si comunica qualcuno/qualcosa le immagini sono indispensabili. Quelle professionali soprattutto.
Capita che si voglia lesinare su alcune spese ma (e imprimetevelo a fuoco nel cervello) non si deve lesinare sul servizio di un fotografo professionista. Se davvero volete fare la differenza nel vostro o nell’altrui business, dovete prevedere un tot numero di scatti fatti da mani ed occhio esperti.
Quando il cliente vi dice che il cognato ha una bella macchina reflex o che suo figlio è bravissimo con lo smartphone (a meno che non si tratti di Instagram ma anche lì avrei dei dubbi) opponetevi per due ragioni: le foto professionali SI VEDONO, soprattutto le vedono i vostri potenziali clienti e SI AMMORTIZZANO, le foto di solito hanno mille usi: cataloghi, brochure, social, ufficio stampa, cv vari. Ergo INVESTITE.
Soprattutto in un’epoca comunicativa come la nostra, popolata dai nuovi media.
Nuovi: il web non è più nuovo medium: ha 20 anni. Almeno in Italia. Anche essere social non è più “new”: Mark si è inventato Facebook nel 2004. Sono praticamente adolescenti e post adolescenti.
Ogni giorno postiamo e guardiamo immagini, video e contenuti visivi vari. La qualità di un’immagine racconta di voi molto più di quanto non facciano le parole.
Vi racconto una storia: qualche anno fa rappresentavo un’azienda che aveva rapporti con la stampa economica. Lo gestivo da poco tempo quando ho chiesto all’assistente del Presidente di inviarmi una sua foto da inserire in un articolo in uscita dopo due settimane. Mi ha spedito una foto di lui in calzoncini e maglietta con gli occhiali da sole.
Non scherzo.
Che effetto avrebbe fatto quella foto in calzoncini nell’articolo in cui quello stesso individuo snocciolava dati e cifre della sua azienda con competenza manageriale? Se aveste indossato i panni di un suo investitore? Che peso avreste dato a quei dati guardando contemporaneamente la sua foto giulivo sulla spiaggia?
Che vi piaccia o no, L’ABITO FA IL MONACO perchè viviamo in un’era di prime impressioni, dove il contatto di un cliente si basa sulla scelta dettata dall’impressione in una manciata di secondi.
Voi (noi) veniamo scelti in base a come ci presentiamo su TUTTI i canali.
Quindi alla fine quel presidente è stato precettato per un servizio fotografico al volo. E ringrazio Dio che quel servizio fosse per un settimanale. Non per un quotidiano.
Quando incontro qualcuno che vuole essere rappresentato da me oppure vuole solo una consulenza vieto categoricamente che nei profili social e sul sito vengano inserite solo immagini legate al contesto lavorativo. Ci vuole un bel ritratto: metterci la faccia è quello che fa di noi, di primo acchito, un soggetto da scegliere.
Vi fidereste di qualcuno la cui faccia non è presente sul web? Vi fidereste di qualcuno il cui viso è associato a settordicimila iniziative che nulla hanno a che vedere l’una con l’altra? E’ una questione di COERENZA. Presentati con la tua faccia e aggiungici la tua storia, io mi fiderò di te.
Persino i customer service oggi hanno una faccia: guardate Tim su Twitter, Mediaworld e Lidl nei punti vendita. Tutti vi propongono le parole di una faccia che ha un nome e un cognome. Anche nelle firme delle e-mail. Anzi, lo consigliano, perchè crea empatia con il cliente. Non è uno schermo ma una persona che in mancanza di un contatto fisico ti offre almeno il suo volto in un’immagine.
E se ancora non siete convinti, lasciate stare di buttarvi in un business se non volete fare un buco nell’acqua. Come potete pensare di affrontare Marketing e Comunicazione senza affrontare la scelta di immagini che vi raccontino?
Quindi metterci la faccia è fondamentale, fotografarla bene indispensabile.