In questi giorni è stata attivata una campagna mediatica che riconoscete dall’hashtag #bastatacere (trovate qui il gruppo Facebook) . L’iniziativa è dedicata all’emersione di tutti gli abusi che le donne subiscono in un momento delicatissimo che è quello del parto e delle prime ore di vita del bambino.
Per la fragilità di quel momento sarebbe auspicabile che le donne avessero al fianco, oltre a quel gran coach del partner, soprattutto ostetriche competenti ed empatiche ed infermiere della nursery pazienti (più delle pazienti) e sensibili. Ho scoperto leggendo tutti i post che così non è.
Mi sono anche posta nei panni dell’Avvocato del Diavolo e ho provato a pensare che queste donne in realtà fossero delle gran rompiballe lamentone ma non ha retto, hanno passato dei momenti talmente orribili e vividi nella mente dopo anni che è impossibile pensare stiano esagerando.
Per quanto io sia stata super fortunata in sala parto, sia perchè me la sono cavata in meno di 4 ore, sia perchè ho trovato del personale fantastico, anch’io ho rischiato…ad esempio, una specializzanda mi stava suturando male e il caso ha voluto che ci fosse il cambio turno, il ginecologo successivo mi ha anestetizzata di nuovo – tolto tutto – e suturata alla perfezione (pochi postumi insomma, ormai svaniti). Per me il brutto è stato il dopo: io non avevo la montata (arrivata a casa), il mio piccolo piangeva, nessuna professionista che mi ha sostenuta (è venuta una Oss a dirmi cosa fare), andavo avanti e indietro dalle infermiere alla nursery perchè gli dessero latte artificiale (che non volevano darmi), non riuscivo a calmarlo e poi una di queste sveglione (coglione mi sembrava brutto) mi ha suggerito p